Metodica diagnostica che impiega radiazioni ionizzanti (raggi X) per studiare il tessuto mammario.
In corso di esame mammografico, la macchina esercita una leggera compressione (non dolorosa) sul corpo del seno per migliorare la visibilità dei tessuti.
Il seno femminile e’ fondamentalmente da due tipi di tessuti : ghiandola e adipe (grasso).
La ghiandola e’ in genere maggiormente rappresentata nelle donne giovani ed in età fertile (ormoni), questo è quello che viene definito “seno denso”.
Con l’avanzare dell’età (da circa 40 anni) si ha una progressiva è normale sostituzione del tessuto ghiandolare con quello adiposo (grasso), chiamato “seno chiaro”.
Per questo motivo in età giovanile si preferisce studiare il seno attraverso l’ecografia (che ha anche il vantaggio di essere prova di radiazioni) e non è infrequente che, nello studio del seno in pazienti meno giovani ma con ancora una buona rappresentazione ghiandolare sia necessario associare alla mammografia anche l’ecografia mammaria.
La mammografia e’ riconosciuta come importantissimo test di screening per cercare di individuare, quando possibile, una possibile malattia del seno in fase precoce (diagnosi precoce).
Secondo le indicazioni del Ministero della Salute, lo screening è rivolto alle donne di età compresa tra 50 e 69 anni d’età (fascia all’interno della quale si colloca la maggiore incidenza della patologia)e prevede l’esecuzione della mammografia ogni 24 mesi.
Maggiore prudenza e’ raccomandata per le pazienti sane che abbiano un parente consanguineo di primo grado (madre, sorella, figlia) colpito da tumore al seno.
Per questi soggetti e’ preferibile una maggiore frequenza nei controlli, salvo diversamente indicato dal proprio medico curante, con cadenza annuale e’ consigliabile almeno una visita + mammografia e/o ecografia.
Resta sempre validissima, anche per i soggetti giovani e/o senza consanguinei colpiti, l’autopalpazione del seno, semplice, alla ricerca di noduli o altre alterazioni percepibili del seno.
Secondo alcuni studi sarebbe preferibile (ma non indispensabile) eseguire lo studio durante la fase iniziale del ciclo, tuttavia con l’avvento di macchinari di nuova generazione questa indicazione assume sempre minore rilevanza.
Ogni metodica diagnostica che preveda l’esposizione a radiazioni ionizzanti è sottoposta a valutazione preventiva del radiologo il quale è l’unico responsabile della appropriatezza diagnostica (quale esame fare in funzione al quesito diagnostico) e della corretta esecuzione dello stesso.
E’ assolutamente vietata nelle pazienti in stato di gravidanza (a meno che non esista urgenza medica) da ridurre al minimo nelle donne in età fertile e nei bambini.
E’ inoltre da evitare sempre quando esistano metodiche diagnostiche alternative che permettano la medesima qualità diagnostica in funzione del sospetto clinico.
La mammografia non necessita di alcun tipo di preparazione, se non l’accorgimento (per le donne non in menopausa) di sottoporsi all’esame nel periodo compreso tra il 5 ° ed il 12 ° giorno dall’inizio della mestruazione. Questo per evitare di eseguire la mammografia nel periodo ovulatorio, quando generalmente la mammella è molto tesa e spesso spontaneamente dolente.
Chiunque. La maggior parte dei carcinomi mammari diagnosticati in fase precoce si risolve positivamente; se invece la scoperta avviene in una fase più avanzata, le possibilità di trattamento e guarigione sono molto più limitate. Tutte le donne che abbiano superato i 40 anni dovrebbero sottoporsi ad un programma di screening mammografico, come anche consigliato e promosso dal Ministero della Salute.
Viene prescritta alle donne sotto i 40 anni soltanto in pochi casi selezionati dallo specialista. In generale, sotto i 40 anni si preferiscono controlli clinici ed ecografici, sia per le caratteristiche strutturali della mammella (in cui predomina la componente ghiandolare), sia per evitare di sottoporre le donne ad un numero eccessivo di mammografie nel corso della vita (l’ecografia è infatti un esame che utilizza ultrasuoni e non radiazioni ionizzanti).
La mammografia non è solitamente un esame doloroso e si esegue, di norma, senza l’ausilio di anestesie o sedazioni. La bassa dose di radiazioni ionizzanti cui la paziente è esposta rende il beneficio diagnostico molto superiore ai possibili effetti secondari. Un interessante sviluppo tecnologico recente è rappresentato dall’applicazione della tecnica digitale. Rispetto alla tecnica tradizionale (mammografia analogica), la mammografia digitale permette infatti di ridurre ulteriormente la dose di radiazione, a fronte di un’ottima qualità dell’immagine.
L’esame dura pochi minuti e viene eseguito con un particolare strumento radiologico chiamato mammografo, in grado di proiettare un fascio di raggi x mirato sulla mammella.
Per rendere l’immagine più nitida e ridurre al minimo le dosi di radiazione, la mammella viene posizionata su un apposito sostegno e compressa leggermente tra due piastre plastificate. In questo modo i principali costituenti della mammella (tessuto adiposo e tessuto ghiandolare) vengono compressi e dissociati, rendendo più facile il loro studio, evitando sovrapposizioni di strutture (e quindi false immagini) e utilizzando basse dosi di radiazione (riducendo lo spessore della mammella si riduce la dose di radiazione da erogare).
La mammografia viene in genere seguita da una visita clinica e completata dal confronto con le mammografie eseguite precedentemente per individuare eventuali variazioni.
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